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MILAZZO NELLA STORIA

A Milazzo, come su tutta l’Isola, giunsero, si fermarono e scomparvero le più disparate civiltà; e qui, come altrove, tutti lasciarono magnifici e splendidi segni della loro presenza, a cominciare dagli abitatori d’età neolitica. 

Sicché a Milazzo i rinvenimenti archeologici spaziano dalle quattro necropoli (età del bronzo e del ferro ed età greco-romana) ai reperti dell’insediamento greco e romano e poi ancora bizantini, arabi e normanni, angioini e spagnolì, fino alle memorie d’età risorgimentale. Reperti e tanta storia che i pochi cenni da depliant turistico stimolano semmai ad approfondire e leggere per intero.
Di Milazzo si parla tra il IX e l’VIII secolo a.C., ovvero fin dall’epoca della colonizzazione greca. In età romana il nome della città è legato, tra l’altro, alla splendida vittoria che le navi, dotate di “corvi” , del console Caio Duilio riportarono, nel 260 a.C., sui cartaginesi.
Sotto i bizantinì, Milazzo fu tra le prime sedi vescovili della Sicilia. Venne poi espugnata dagli arabi che la fortificarono e ne fecero importante centro commerciale ed agricolo.
A tale periodo, tra il 976 e il 1100, risale il suggestivo Castello che subirà modifiche in epoca normanna, sveva e aragonese. Oggi quelle vetuste mura accolgono, per via di un capiente anfiteatro, spettacoli e concerti d’alto livello.

Col succedersi dei secoli, si avvicendano a Milazzo i personaggi che hanno fatto la storia: da Ruggero il Normanno a Federico II di Svevia, ad Alfonso d’Aragona; e poi ancora a Carlo d’Angiò.
Una passeggiata nella città culturale pone a contatto con i ruderi del trecentesco palazzo dei Giurati e il Duomo seicentesco; alla metà del XVI secolo risale la cinta muraria spagnola. Parecchie le chiese milazzesi degne di una non fugace visita, a cominciare dal Santuario di S. Francesco da Paola e quello di S. Antonio da Padova.
Forse fu qui che Ulisse naufrago incontrò il mitico ciclope ed è forse questa la terra dove, secondo la descrizione omerica, pascolavano gli armenti del Dio Sole. Milazzo tra mito e storia, al di là di una antica rivendicazione che ha agitato tante località desiderose ed orgogliose d’essere identificate come luogo toccato dall’errabondo re di Itaca, vanta comunque le sue vetuste origini. I riferimenti storici degli antichi cronisti, tra i più autorevoli, fissano la sua fondazione ad opera dei greci nel 716 a. C., ovvero nell’epoca della prima colonizzazione della Sicilia.
Per tanta longevità e per origini così nobili, quella che fu dagli antichi chiamata “Aurea Chersoneso” era terra ricca di vegetazione; acque e verde riempivano le ridenti e fertili pianure ed un clima mitissimo sulle sponde del Tirreno favoriva, secondo le leggende, il soggiorno degli dei dell’Olimpo.
La “penisola del Sole” costituiva un punto d’approdo per raggiungere le “settesorelle” le magiche isole dove, con Eolo, dio del vento, abitavano ninfe, satiri giocondi e sileni vogliosi di vino e di appetitose fanciulle.
Di quel mondo di favola, eden pagano ed insieme aspirazione ideale di comunità che sapevano fantasticare, oggi rimane, a dispetto dell’avanzata, spesso devastante, del progresso, un sapore indistrutto. Sì, è passata la civiltà industriale, ma non ha cancellato quel che rimane immortale, ovvero la poesia, il mito, la bellezza e il fascino del paesaggio, le tracce della storia.

E le isole del Dio sono ancora lì, ombre fuggenti nelle notti chiare e negli assolati mattini d’estate, quando la foschia è nebbia di sogno.

Quel promontorio che si allunga sul mare deve averlo plasmato di certo un Dio, forse Eolo stesso che vi soffiò sopra aure vitali; un dio come quello biblico che afferra una manciata di terra e la modella per farne un uomo. Così quella striscia ha l’aria d’essere stata lanciata da sacra mano perché prendesse forma, quella di un dito che vuol indicare che più in là, lontane tra l’azzurro del Tirreno, si ergono bellissime le isole dell’arcipelago eoliano, una sorta di divina segnaletica turistica, la meta per un mistico appuntamento, per una pietà religiosa o una pratica d’amore.
Così forse videro capo Milazzo i primi abitatori dell’età neolitica, presenti per storiche certezze, per i segni tipici che furono propri di quell’età fuori del tempo, oscura e pulsante di vita, misteriosa e affascinante come tutta la preistoria, qui o altrove, con quel carico di indecifrabili avanzi che posseggono la sola certezza dell’incerto.
La millenaria storia di Milazzo comincia nel regno delle ombre, quando la storia non è ancora storia e ci conduce ai giorni nostri, nell’età che viviamo, palpabile e certa.
Il reale di questa terra cade sotto gli occhi di tutti, soprattutto del gran mondo che si muove, che gira, che ricerca mito e storia per rendere gradevole la propria vacanza.
L’Aurea Chersoneso oggi è una perla esaltata dal turismo internazionale.

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Ultima modifica il: 21 Dicembre 2021